TIKTOK e i rischi dei social network per bambini e ragazzi

Vi è capitato di vedere i vostri figli canticchiare facendo buffe mimiche soprattutto con le braccia e le dita? Colpa di TikTok!

TikTok è una delle applicazioni più scaricate da bambini e ragazzi, ma non è un social per bambini. Sebbene l’app richieda un età minima di 13 anni per accedervi, aggirare quel limite è un gioco da ragazzi, perché non ci sono sistemi di verifica.

Visto da fuori, per i bambini può essere letto come un gioco divertente, ma nasconde in sé tutti i rischi e i pericoli dei social network.

Si tratta di una piattaforma di video-sharing che permette di registrare e condividere dei video molto brevi, la cui durata può oscillare tra i 15 e i 60 secondi. I filmati che vanno per la maggiore sono quelli in cui si canta in playback e si mimano, attraverso gesti e movimenti del corpo, le canzoni più popolari. Dopo essersi esibiti, i tiktokers, si cimentano nel montaggio delle varie parti, utilizzando effetti e filtri per cercare di eliminare “difetti” e ottenere il video perfetto, quello che, a detta loro, è in grado di ottenere il numero maggiore di condivisioni, commenti e like.

Rischi dell’iperconnessione

1 – È uno spazio virtuale dove ci sono troppi minori reali, anche piccolissimi, insieme a milioni di adolescenti e di adulti, con i quali hanno possibilità di interagire e di visionare i loro contenuti non sempre adeguati ai più piccoli.

2 – Il problema è che tantissimi bambini trascorrono le loro giornate a farsi video e a pubblicarli nella vetrina social. E, quando non sono in rete, pensano e programmano a quello che possono fare per creare il nuovo video. Il cervello non stacca, anche quando si è offline, il cervello è online. Non accade solo ai più piccoli, è un problema globale. A 7,8,9 anni, tanti anche prima, sono già incastrati nella perversa macchina dei like e dei followers. Pesano le persone in base ai like, l’autostima sale in funzione dell’indice di gradimento dei seguaci, ragionano in funzione di ciò che dovranno pubblicare. Le azioni diventano mediate da uno smartphone.

3 – Alcune tiktokers diventano per loro delle vere e proprie influencer, ossia un riferimento e un modello che arriva ad influenzare le persone e a condizionarle sui loro comportamenti.

4 – Troppi bambini vivono alla ricerca della popolarità social e, quando sono troppo piccoli, non sono in grado di gestire l’impatto dei social e l’emotività legata alla macchina dei like.

4 – Per chi è iperconnesso stare sui social non è più un gioco, un divertimento, ma diventa il un modo di essere. Lo smartphone come una protesi della loro identità. È questo il passaggio che si deve assolutamente evitare.

Proposte concrete per salvare i nostri figli dai social network

La vera sfida per un genitore non sta nel proibire categoricamente l’accesso ai social ma nello spingere il proprio figlio a bilanciare i propri passatempi, a saper dedicare tempi diversi ad attività diverse e ad essere consapevole dell’importanza del tempo che si ha a disposizione. Il divieto categorico non serve poiché spinge il bambino ad agire di nascosto.

Molto meglio, quindi, provare con strategie mirate a responsabilizzare il bambino, come spiega un genitore sul blog americano Eartheasy, raccontando la propria esperienza personale. Ecco quindi i suoi consigli, da genitore a genitore:

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