La quarantena mette a dura prova nervi e relazioni. I consigli di Daniele Novara per non far scoppiare la coppia e aiutare anche i bambini.
La “cattività” può accentuare i conflitti. Ecco a cosa stare attenti.
«Ci sei mai stato tu 24 ore su 24 con tua moglie? Se non m’ammazza il coronavirus, m’ammazza mia moglie!». E quell’altro: «Non vedo l’ora che riaprano le scuole!».
La clausura forzata per coronavirus può diventare una fatica. Stare a contatto con i propri cari sempre, mattina, pomeriggio, sera, notte, ha le sue complicazioni. E le notizie che ci rincorrono o che inseguiamo rinforzano ansie e paure, che a loro volta possono innescare la miccia dentro casa.
«Le situazioni di costrizioni relazionali aumentano la conflittualità per ovvi motivi: quando c’è un eccesso di prossimità, le emozioni esplodono e le tendenze respingenti si accentuano».
Nei contesti intimi, quello si dice non è esattamente quello che si pensa o si vuole.
A parlare è Daniele Novara, nome illustre non solo in materia di educazione, ma esperto in modo speciale sulla risoluzione dei conflitti. Nel 1989 ha fondato il Centro Psicopedagogico per la gestione dei conflitti, che fa formazione per docenti e genitori, con un particolare metodo maieutico nell’apprendimento e nella relazione d’aiuto, ideato dallo stesso fondatore.
Che fare quando il coniuge, il partner non ci va proprio giù, quando prenderesti la padella e…? Come regolarsi di fronte ai bambini imbizzarriti, anche loro pressati dalla quarantena?
NON “ATTACCARSI” ALLE PAROLE
Istruttivi i titoli di alcuni libri di Novara, veri best seller: Litigare fa bene, Urlare non serve a nulla, Meglio dirsele, Punire non serve a nulla, Non è colpa dei bambini, I bulli non sanno litigare.
Il titolo dell’ultimo libro sembra fatto apposta per l’attuale periodo: “Organizzati e felici. Come organizzare in famiglia le principali sfide educative dei figli, dai primi anni all’adolescenza”.
«Bisogna fare molta attenzione quando l’emotività è messa a dura prova come adesso. Consiglio soprattutto di non prendere alla lettera i contenuti emotivi reciproci, certe reazioni, evitare il batti e ribatti». Situazioni che possono innescare pericolosi circoli viziosi. Di cui poi i figli pagano lo scotto e a cascata anch’essi soffrono. «Non entrare troppo nelle richieste di chiarimento, sottolinea il dottor Novara, cosa che accentua la conflittualità anziché spegnerla e portare “luce”. È molto facile che le emozioni negative prevalgano. Ribadisco: non prendiamo alla lettera i commenti».
CHIARIMENTI? DISORDINE? AIUTARSI AD ANDARE OLTRE
«“Cosa intendevi? Che mi volevi dire ieri? Adesso mi spieghi…”. Queste cose sono da evitare. Non attaccarsi alle parole. In realtà le comunicazioni di solito sono relazionali, a casa non possiamo pensare di comunicare come il primo Ministro in conferenza stampa! Nei contesti di intimità le comunicazioni funzionano in una logica subliminale, cioè quello che ti dico non è esattamente quello penso e vorrei, ma è in relazione alla tua persona». Per esempio il tema dell’ordine e del disordine: anche se la casa è ordinata e ti dicono “non lasciare in disordine sennò devo continuare a sistemare”, ti arriva un giudizio, perché una frase così suppone che tu sia disordinato e può creare un conflitto. Cioè, la criticità nasce da contenuti impliciti non oggettivi e attiva facilmente una controreazione perché chi la riceve tende a difendersi da quella sorta di rimprovero preventivo». Imparare dunque ad andare oltre le parole? «Sì, e cogliere le difficoltà del momento, dove non ci sono elementi di sfogo, è tutto concentrato in quei 100 metri quadrati e si è costretti a confrontarsi coi propri difetti. Difetti che una coppia già conosce, ma vengono accentuati in queste situazioni».
I FIGLI: GIOCO E RELAZIONE
Chi non è adulto, forse patisce di più rinchiuso dentro casa. Niente pallone, niente scuola, zero feste con gli amici, parco proibito, bici ferma in garage. Persino la passeggiata è un’esperienza complicata. «Innanzitutto i bambini sono bambini e dipendono molto dai genitori e quindi anche quando sono oppositivi il loro punto di riferimento resta l’adulto. Per cui sta al papà, alla mamma organizzare in maniera adeguata la giornata dei figli in vari momenti, con chiara scansione del tempo. L’infanzia dura fino ai 10 anni. Un bimbo di 4 anni va coinvolto in attività di cucina, in giochi simbolici (benissimo le bambole e le costruzioni). Proporgli giochi manuali e qualche gioco motorio (in condominio, magari con la palla di gommapiuma!), i birilli, le palline, i piattelli, la campana che è un gioco meraviglioso e in casa si può fare benissimo, in balcone. Magari anche giocare a nascondino. Costruire la casetta, creare la tana è un gioco perfetto per bimbi di 4-5 anni. Alle elementari, poi, vanno molto bene piccole attività sul piano più o meno scolastico: molto importante che leggano, disegnino, scrivano». Occhio però a certe derive da giullari. «Non esagerare in tutto ciò, per non perdere l’autorevolezza, non diventiamo troppo trastullatori o genitori peluche».
E INTERNET?
«Facciamogli fare esperimenti scientifici, suonare uno strumento se ce l’hanno, imparare una lingua, costruire giocattoli con materiali poveri, ad esempio scatole e bottiglie di plastica… tutte cose che possono apprendere con innumerevoli tutorial gratuiti su internet. A 8-9 anni possono fare anche molto altro: giochi da tavolo tipo dama, monopoli, gioco dell’oca, gli scacchi che costituiscono un’ottima attività cognitiva».
Senza dimenticare che di base c’è il modo d’essere dei genitori. «I bambini assorbono i loro stati d’animo. Più mamma e papà sono tranquilli e più sta sereno il figlio. Un genitore ansioso non li aiuta. Ci vuole molto buonsenso e capire che i bimbi non possono essere colpiti dalle paturnie dei genitori. Evitiamo di accanirci sul piano emotivo con loro». Perciò, se fanno la marachella o anche un danno, non colpirli con giudizi. Occhio alla Tv del dolore: «Mi raccomando – avverte l’esperto – evitiamo assolutamente che stiano davanti a tutte queste informazioni drammatiche: non sono in grado di metabolizzare al livello cognitivo né emotivo tutto questo negativo. Quindi ascoltiamo le notizie, ma non in loro presenza». Non significa nascondergli la realtà. «È corretto spiegargli che c’è questo brutto virus che ci costringe in casa, ma senza entrare nei dettagli più oscuri».
Qui trovate le indicazioni per spiegare al meglio ai bambini la situazione che stiamo vivendo a causa del Covid – 19.
PAURA? CURIAMO LO SPIRITO
Infine un aspetto brutto come il virus: la paura. «La paura aleggia fortissima, la nostra società tende a rimuovere la paura della morte. Invece questo virus – spiega ancora il dottor Novara – ci propone la dura realtà e ognuno deve trovare delle risposte. Avere paura oggi è naturale. Siamo spaventati e dobbiamo difenderci da qualcosa che non abbiamo ancora imparato bene a conoscere e affrontare. Per non perdersi nel buio della paura e non trasmetterla ai nostri figli pensiamo ai milioni di persone che oggi stanno lavorando e combattendo per vincere la battaglia contro il Coronavirus. Affidiamoci a questo esercito infinito di milioni di uomini e donne – medici, ricercatori, scienziati, infermieri, forze dell’ordine – contro un invisibile microscopico virus. Ce la faremo, vedrai, ce la faremo”.
Estratto dell’intervista a Daniele Novara realizzata da Francesco Buda,
pubblicato sul periodo Acqua e Sapone n°529.