“Mamma ho paura del coronavirus e non voglio uscire”

Il lockdown è finito e possiamo, cautamente, ricominciare ad uscire. Una conquista importante per tutti e soprattutto per i più piccoli che da due mesi non hanno avuto possibilità di stare all’aria aperta e scaricare le loro energie al di fuori di casa. Questo tempo di isolamento però può non essere passato senza strascichi ed infatti non è inusuale che, ora che la possibilità di uscire è diventata reale, siano proprio i bambini ad essere titubanti.

Può capitare infatti che i bambini siano espliciti e ci dicano: “Ho paura del coronavirus e non voglio uscire” oppure che adducano scuse e rimandino il momento di uscire o che mostrino disagio quando sono all’aperto.

Gli effetti dell’isolamento

Non c’è da preoccuparsi, questo atteggiamento è del tutto normale dopo un lungo periodo in cui le abitudini quotidiane sono state del tutto stravolte per poi regolarizzarsi in una routine che relegava le uscite ad una piccolissima parte della quotidianità. Gli esperti ci rassicurano, studi condotti sui bambini cinesi mostrano che questi effetti sono passeggeri e non durano nel lungo periodo. Si tratta di effetti che vengono superati pian piano, riabituandosi alle passeggiate e all’uscita progressiva dall’ambiente casalingo.

Vivere un’emergenza sanitaria globale ha un grande impatto sulla quotidianità di molte persone aumentando l’intensità di emozioni come paura, tristezza e rabbia soprattutto nei bambini e negli adolescenti.

Il ruolo della paura

In questo contesto di incertezza e di preoccupazione, la paura può essere funzionale, perché si può trasformare in attivazione e maggiore attenzione, per esempio per rispettare i protocolli di igiene, come lavarsi le mani e indossare i dispositivi di protezione individuale. La paura è una risposta fisiologica ed adeguata al pericolo ed è necessaria, perché ci protegge dai possibili rischi. Ammettere di avere paura aiuta a porre le attenzioni necessarie per tutelare la salute.  L’impegno emotivo è quello di impegnarci a trasformare la paura in coraggio.

Come possiamo aiutare adolescenti e bambini

Innanzitutto è importante accogliere la richiesta d’aiuto dei più piccoli senza minimizzare la loro paura o negarla. Non forzarli ad uscire, ma aspettare i loro tempi. Una soluzione per aiutare i più piccoli a superare le paure da fine lockdown viene proposta dalla psicologa Elena Domínguez: la specialista spiega che è meglio parlare di “comportamenti a rischio” e non di “luoghi o persone a rischio”, in modo che i bimbi comprendano “come proteggersi in maniera razionale”.

Suggerimenti e strategie utili per aiutare i più piccoli

Il team di ricerca del progetto Hemot (Helmet for emotions), Dipartimento di Psicologia dello sviluppo dell’università di Verona, in collaborazione con la Protezione Civile della Regione Veneto, ha messo a punto un opuscolo informativo rivolto agli adulti con suggerimenti e strategie utili per aiutare i più piccoli ad affrontare l’impatto emotivo che l’emergenza sanitaria in corso può avere nella loro vita.

Cercare soluzioni ai problemi, fidarsi di sé e degli altri, capire cos’è importante.

Questi i tre atteggiamenti fondamentali ai quali l’opuscolo invita per fronteggiare paura, tristezza e rabbia. Un pratico elenco di cose da fare e non fare per non soccombere alle emozioni e gestirle in maniera equilibrata, scegliendo di volta in volta le modalità che favoriscono il benessere emotivo e attivandosi per concretizzarle.

Ad esempio: seguire le indicazioni degli esperti anziché pensare che non si possa fare nulla; parlare di quello che si prova e collaborare con gli altri anziché lamentarsi, farsi prendere dal panico o interrompere i contatti; inventarsi nuove routine anziché continuare a pensare negativamente e solo all’emergenza.

Coraggio: un passo alla volta, assieme, usciremo letteralmente da questa emergenza.